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1455845@aruba.it
19/05/2008 17.00
i grandi strumentisti jazz spesso non sono buoni compositori di temi ovvero di canzoni su cui improvvisare. i discografici vogliono materiale originale per incassare il più possibile, ma spesso varrebbe la pena di opporsi ed incidere brani già esistenti, ovviamente, ricostruendoli secondo la propria visione musicale. è questa la grande lezione dei grandi del passato che hanno sempre inserito qualche propria composizione nell'incisioni o nei concerti, ma non hanno mai preteso di comporre tutto il loro repertorio. suonare e cantare un brano già esistente significa segnalare ciò che amiamo e che ci lega all'ascoltatore.
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3 commenti...
Re: umiltà
verissimo. senza contare poi che mettere alcuni standard, rielaborandoli o rielaborando le rielaborazioni, significa al contempo agganciarsi a una forma che l'appassionato riconosce, filtra, interpreta.e senza contare inoltre che la maggior parte di questi "originals" sono tutto meno che tali. ;-)
www.ilfetidocortile.blogspot.com
Da diz a
20/05/2008 22.49
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Re: umiltà
ma monk? ornette coleman? wayne shorter? coltrane? giusto i primi che mi sono venuti in mente, eh.
Da pbb a
21/06/2008 2.34
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Re: umiltà
Io ai concerti suono regolarmente Albachiara, Piccolo Grande Amore ed Europa
Da Riccardo Pittau a
16/07/2008 9.53
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