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Inviato da: 1455845@aruba.it
28/09/2011 10.18

Il gatto o la gatta – in inglese il nome è neutro – è spesso nei titoli dei brani composti dai musicisti jazz.
La ragione non è un particolare amore per questo animale, ma è nel nome che, nello ‘slang’ americano, significa musicista jazz.
Walt Disney, nel film “Gli Aristogatti”, cercò di rendere di comune conoscenza questo doppio significato con la canzone: ‘Everybody Wants To Be A Cat’. Ma in Italia, pochi hanno recepito il messaggio ed ancora nelle traduzioni di biografie di musicisti jazz o altro, l’equivoco permane.
Lo standard più famoso che riporta questo nome è proprio ‘The Cat’ dell’organista Jimmy Smith. Un discreto successo ha avuto anche ‘The Cat Walk’ di Gerry Mulligan.
Andando indietro nel tempo, troviamo un ‘Kickin’ The Cat’(1927) con Joe Venuti al violino e Eddie Lang ovvero Salvatore Massaro alla chitarra. Venuti e Massaro hanno imposto i loro strumenti nella storia del jazz ed hanno aperto la strada a Stephane Grappelli e Django Reinhardt.
E’ lo stesso Grappelli a dircelo: “Da adolescente mi recai ad un concerto di Joe Venuti. Era italiano come me, suonava il violino come me e suonava jazz, dunque anch’io potevo suonare jazz.”
In Italia è l’animale il protagonista, ma come un’allegoria.
‘Maramao perché sei morto?’ è un classico del jazz italiano, ma anche un addio, con non poco sarcasmo,  ad un gerarca fascista.
Anche ‘La Gatta’ di Gino Paoli  è una figura retorica: non è la gatta che si rimpiange, ma la vita di quel tempo.
Infine, c’è una poco conosciuta canzone swing: ‘La gatta sul tetto che scotta’, ispirata, ma solo nel titolo,  al film di Liz Taylor e Paul Newman. La musica è di Gorni Kramer ed il testo di Tata Giacobetti, una delle colonne del Quartetto Cetra.

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