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16/09/2006 9.30
un musicista jazz si presenta come uno strumentista che compone ed esegue la sua parte usando l'improvvisazione come metodo di composizione.
pertanto, quando valutiamo o vogliamo valutare, un tale musicista dobbiamo valutare il suo lavoro nel contesto di tutta l'opera... se è un collaboratore, è importante che abbia compreso perfettamente le intenzioni del direttore dell'esecuzione ed abbia contribuito ad esaltare ed espandere ogni dettaglio... se è anche il direttore, è importante che abbia scelto bene i suoi partners e che abbia spiegato bene le sue intenzioni, sì che questa composizione simultanea di varie personalità, giunga ad un risultato omogeneo.
alla fine nel jazz, si esaltano vari gruppi dove questo connubbio felice si è avverato: e si parla degli hot seven di louis armstrong, del sestetto di benny goodman, dei quintetti di miles davis, del "modern jazz quartet", del trio di bill evans con scott lafaro, del quartetto di ornette coleman con charlie haden e così via... e questo già ci dice della natura collettiva di questa musica e della difficoltà di valutare un musicista che va visto nel contesto: per fare un nome, connie kay è perfetto nei suoi contesti ed è una stupidaggine pensare che un altro batterista avrebbe fatto meglio... avrebbe fatto cambiare il dettaglio musicale... avrebbe cioè fatto diversamente... ma questo non significa meglio...
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