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30/04/2008 1.35
una allieva mi ha scritto che, alla fine di un lavoro commerciale, si sente intimorita pensando al proprio futuro. Posso capirlo perfettamente: il musicista jazz, in italia. lavora solo se ha dietro un plutocrate, un politico o un esponente del clero. Tutti gli altri, circa il novanta per cento, devono offrire la loro abilità strumentale nel campo della musica commerciale oppure dedicarsi all'insegnamento. L'imperativo è sempre lo stesso: 'conosci te stesso'. Può darsi che fare il galoppino ad un politico, un plutocrate o un vescovo, ti sia congeniale. Così come è possibile che stai bene e ti diverti a suonare con gli esponenti della canzone commerciale e che, invece, trovi frustrante l'insegnamento. Bisogna capire cosa è giusto per sè stessi. Conosco tanti musicisti che fanno altri lavori, per avere la libertà di suonare solo ciò che piace a loro. Altri hanno fatto scelte diverse. Escludendo i raccomandati, dei quali ho già detto, le migliori carriere le ho viste fare a chi ha saputo giostrarsi fra il jazz, la classica, la musica commerciale e l'insegnamento. Ma più del talento, la preparazione e la versatilità, conta la capacità di allacciare e mantenere il rapporto con chi può dare lavoro.
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