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   Lionel Hampton Riduci

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A fine agosto 2002 ci ha lasciato uno dei più famosi percussionisti del Novecento. Lionel Hampton aveva compiuto 94 anni ad aprile. Era nato nel Kentucky, ma era cresciuto a Chicago, dove aveva cominciato la carriera di batterista a diciotto anni.

A ventidue anni si trova a suonare la batteria in una seduta di Louis Armstrong, quando il celebre trombettista lo vide improvvisare su una nuova tastiera a percussione: il vibrafono.

All’epoca l’unico percussionista a tastiera – ben noto nel mondo del jazz – era Red Norvo, che usava lo xilofono e guardava con un po’ di diffidenza il nuovo strumento.

Così Hampton incide uno splendido brano di Eubie Blake, “Memories Of You”, al vibrafono nel gruppo di Armstrong.

 

Siamo nel 1930: è l’inizio della fama per lui e del viaggio di questo strumento nel jazz.

Strumento che non è mai piaciuto agli europei, ma che negli Stati Uniti sforna almeno tre o quattro talenti di rilievo ogni decennio.

Tornando ad Hampton, Armstrong gli ha insegnato l’arte di improvvisatore e di intrattenitore, ma è Benny Goodman che lo porta al centro della scena mondiale.

Goodman ed Hampton rappresentano yin e yang del jazz per antonomasia: il clarinettista bianco, ebreo, che suona Mozart e commissiona lavori a Bela Bartok, ed il vibrafonista nero che non conosce la notazione musicale e che non vede l’ora di scatenare sé stesso ed il pubblico con un feroce boogie woogie (più tardi impoverito con il nome di rock and roll…).

Il matrimonio è completo: addirittura Hampton si convertirà, più tardi, alla religione ebraica… Ed insieme firmano alcuni dei più celebri brani dello swing.

 

Così, Hampton completa la sua preparazione musicale ed impara a mettere lo smoking, con Goodman, ma è con la propria orchestra che dà il via alle sue celebri esibizioni.

Padrone della scena, Hampton fa di tutto: suona la batteria facendo volteggiare le bacchette; si mette al pianoforte e lo martella con due dita; canta, facendo ricordare sia Armstrong che Hoagy Carmichael, autore di “Stardust”, un brano che Hampton adora; poi si mette al vibrafono, strumento che avvicina in maniera inizialmente pensosa, e suona una ballad, magari la sua splendida “Midnight Sun”.  Poi piano piano il clima sale finchè trascina il pubblico nel clima orgiastico del suo boogie woogie.

 

Questo è l’Hampton che tutti conoscono, che fu persino chiamato a Sanremo, per cantare una canzone e poi ripetere i motivi delle canzoni in concorso.

Ma c’è anche l’uomo Hampton che aiuta i nero-americani a migliorare le loro condizioni… ed usa la sua orchestra per fare conoscere i giovani talenti neri: da Quincy Jones a Dexter Gordon, Clifford Brown, Illinois Jacquet, i fratelli Wes e Monk Montgomery (che per primo usò il Fender bass, proprio nell’orchestra di Hampton), Charlie Mingus e cosi via, senza dimenticare i cantanti come Sammy Davis jr., Dinah Washington e Jimmy Scott, per il quale la moglie del vibrafonista, Gladys, scrisse “Everybody Is Somebody’s Fool”.

 

Per concludere, basta citare le parole di Gary Burton, sommo vibrafonista e vicedirettore del Berklee di Boston: “ Quando devo fare capire che strumento suono, dico semplicemente: “quello che suona Lionel Hampton”…”.