Si può pensare che è difficile lavorare nella scia di
Milton Jackson senza cadere nella pura imitazione, ma probabilmente è vero per
qualsiasi caposcuola.
Jackson
aveva una inesauribile inventiva melodica ed un amore incondizionato per il
blues e per le ‘ballads’ ovvero le canzoni romantiche, che prendeva alla
lettera, così come sono, riproducendole in maniera impareggiabile.
John
Lewis sosteneva che Jackson, soprannominato “Bags”, ne conosceva a memoria più
di un migliaio.
Quando
chiesero a Lem Winchester quali fossero i suoi vibrafonisti preferiti,
Winchester rispose serio:” Sono tre: Bags, Milt e Milton Jackson.”
Lem
Winchester ha vissuto poco perché un giorno, volendo mostrare la sua abilità
nel giocare con la pistola, si ferì mortalmente con un colpo partito
accidentalmente. Aveva appena 32 anni ed aveva lavorato fino a poco tempo prima
come poliziotto.
Ma
Winchester ha comunque lasciato abbastanza registrazioni per poterne delineare
il profilo. Da ragazzo aveva studiato il sassofono, ma a 19 anni decise che il
vibrafono era il suo strumento. Perfetto conoscitore del fraseggio bebop, le
sue frasi fanno pensare subito a Jackson, non perché siano simili, ma perché ambedue
vedono il vibrafono come uno strumento melodico ed usano il vibrato lento
fornito dalle alette. In altre parole, ambedue vogliono “cantare” e scelgono il
blues e le ‘ballads’ per farlo.
Winchester
ha però qualcosa nella percussione che fa pensare anche a Cal Tjader e Dave
Pike, altri due innamorati e profondi amici di Milton. Ma Tjader e Pike sono
musicisti di primo rango anche fuori dello strumento, mentre Winchester forse
non ha avuto il tempo per formulare un proprio mondo espressivo.
Lo
scrivente possiede cinque incisioni di Lem: “With Feeling” è una testimonianza
esauriente di come il vibrafono possa essere uno strumento dalla grande
cantabilità. Poi c’è “Another Opus”, dove insieme ai compagni di Jackson: Frank
Wess al flauto, Hank Jones al pianoforte, Eddie Jones al contrabbasso e Gus
Johnson alla batteria, Winchester allude a “Opus De Jazz”. Lo ha fatto anche
John Rae, all’anagrafe Giovanni Pompeo.
Poi
ci sono tre belle incisioni, con sassofonisti come Oliver Nelson e Benny
Golson, mancano all’appello le sue incisioni con il trio del pianista Ramsey
Lewis di cui una è dedicata al grande Clifford Brown.
Sono
incisioni rare che è difficile trovare, anche se si possono ammirare le
copertine via internet.
Parlando
in generale, l’influenza di Milton Jackson
è totale. Persino Lionel Hampton disse che avrebbe voluto suonare come
Jackson, ma questi, come Bill Evans, Nat King Cole (quello del trio) e pochi
altri, è un romantico nella concezione più nobile della parola. Questo
presuppone un pubblico estremamente selezionato, mentre l’allegria di Hampton o
il coltissimo rock di Gary Burton o di Mike Mainieri possono arrivare a tutti.
Pertanto
il linguaggio di ‘Bags’ fa da guida nel suonare un blues o una canzone
sentimentale e questo si ritrova in tutti i nuovi esponenti dello strumento.
Qualcuno come Steve Nelson prova a continuare il discorso, ma quasi tutti, come
Joe Locke e Stefon Harris, cercano una sintesi di tutti i grandi vibrafonisti
del passato.