Nato lo stesso anno di Lionel Hampton (1908), Norvo lo ha preceduto come tastierista a percussione: Red era l’unico – ed ammirato - xilofonista jazz, quando Hampton registrò il famoso ‘Memories Of You’ al vibrafono nel 1930.
Norvo si dovette arrendere al vibrafono nel 1943, ma levò il motorino e le alette nelle canne riducendolo ad un metallofono. Tutto questo, ovviamente, lo faceva passare dal legno dello xilofono al metallo del vibrafono in maniera indolore.
Preparato come pochi musicisti nella storia del jazz, Norvo ha avuto una carriera invidiabile, dove si capisce che la sua preparazione gli ha permesso di lievitare e migliorare di decennio in decennio.
Partito come xilofonista nell’orchestra di (pseudo) jazz-sinfonico di Paul Whiteman nella fine degli anni venti; Norvo, all’inizio degli anni sessanta, era ancora capace di anticipare la ‘fusion’ acustica dell’ECM in sestetto con il clarinettista Bill Smith….
Ma andiamo con ordine:
Scampato al minestrone di Paul Whiteman, si portò dietro la cantante dell’orchestra, Mildred Bailey, una pellirossa che sposò e con la quale incise le uniche possibili alternative alle incisioni di Billie Holiday negli anni trenta.
I suoi gruppi erano fra i più eleganti degli anni trenta e spesso orchestrate da un maestro del genere: Eddie Sauter.
Poi , negli anni quaranta, il passaggio al vibrafono, già descritto, ed una stupefacente incisione con Charlie Parker, Dizzy Gillespie e Flip Phillips.
Benny Goodman, compiaciuto del passaggio al vibrafono, lo assunse offrendogli il posto lasciato vacante da Hampton. Ma Norvo non è un solista straripante come il suo collega afro-americano: preferisce un ruolo da ‘play-maker’… Possiamo pensare ad Art Tatum (Hampton) e Teddy Wilson (Norvo).
Del resto la somiglianza nel fraseggio è evidente dei due vibrafonisti con i detti pianisti.
Ma che Norvo sia un ‘trequartista’ e non una ‘punta’ – scusate l’intermezzo calcistico – lo dimostra il suo sorprendente trio, probabilmente pensato osservando i trii di Nat King Cole ed Art Tatum. Questa perfetta formazione : vibrafono, chitarra e contrabbasso, datata 1950, rivela il profilo artistico del Nostro.
1) Norvo non vuole essere il primo solista del gruppo, ma vuole che gli altri siano allo stesso livello.
2) L’andamento dell’esecuzione ricalca quella delle orchestre swing, ma l’improvvisazione viene privilegiata sul prestabilito.
3) Il suo fraseggio è intriso dell’era dello swing, ma sta sul tempo ed armonizza come un ‘bopper’.
4) I suoi chorus prestabiliti (special) sono immersi nella cultura californiana, ovvero ‘west coast’, e questo, prima che si parlasse di una tendenza del jazz moderno chiamata ‘west coast’.
5) Nomi dei partners: Tal Farlow e Jimmy Raney – chitarra -, Charles Mingus e Red Mitchell – contrabbasso -. Cioè due fra i più grandi chitarristi e contrabbassisti di ogni tempo.
A questo punto la fama di Norvo come musicista brillante ed elegante è ben solida e gli capita una insolita avventura: dirige il sestetto che sostiene Frank Sinatra nella famosa tournee mondiale (1959) dove la superstar fa praticamente a cazzotti con il mondo intero.
Inutile dire che Norvo fa il suo lavoro egregiamente e lo swing di quel sestetto, così come uno scatenato Sinatra, sono veramente memorabili.
La Blue Note ha recentemente pubblicato una testimonianza di quella tournee , ma i ‘ bootlegs’ giravano da tempo fra i jazzofili.
Negli anni sessanta e settanta, Norvo continuò il suo lavoro in California ed a Las Vegas incidendo regolarmente, ma la sua salute peggiorò e dovette farsi operare le orecchie per evitare la sordità.
Negli anni ottanta, tornò a suonare in giro per il mondo sempre sorridente, sempre elegante, ma un infarto lo convinse a ritirarsi definitivamente nel 1986.
Ci ha lasciato ad aprile del 1999.
Ad un giornalista che gli chiese se non sentisse di essere stato sottovalutato, Norvo rispose serenamente: “Tutti i musicisti jazz lo sono.”
Discografia selezionata:
Le incisioni di Red Norvo che ognuno dovrebbe avere sono quelle con Mildred Bailey, il sestetto senza pianoforte e batteria (negli anni ’30!), orchestrate da Eddie Sauter, la session con Charlie Parker, tutti i suoi trii e l’incisione dal vivo con Frank Sinatra.
Ma anche il resto è ottimo, basta citare “Red In New York” con il sax tenore Scott Hamilton, il pianista Dave McKenna, il bassista Richard Davis ed il batterista Connie Kay. Voto: 10.
Nino De Rose – (Docente di Jazz al Conservatorio di Milano)