Bing Crosby & Frank Sinatra
Un gioco di parole usato ed abusato fra i cantanti anglo-americani consiste nell’aggiungere un terzo a Crosby e Sinatra. Ognuno dice: ‘crosby, sinatra and me’ e l’altro ribatte: ed io che ho detto? Crosby, sinatra and me… e continuano per una diecina di minuti.
C’è persino una canzone che un collezionista può trovare cantata dal grande Benny Goodman in persona, la quale sentenza: o è Bing o è Frank.
A parte il fatto che qualcuno potrebbe ragionevolmente fare altri nomi, magari di cantanti neri, vale la pena di osservare da vicino perché questi due artisti hanno fatto e fanno da parametro a chiunque canti jazz o ballad vicino al jazz.
Va premesso che non sono contemporanei: Bing Crosby è coetaneo di Louis Armstrong e quindi del jazz tradizionale che dà inizio allo swing, mentre Frank Sinatra è coetaneo di Nat King Cole ovvero del tardo swing che precede il jazz moderno chiamato spesso bebop.
Ambedue hanno una caratteristica che li rende assomigliabili: sono attori di primo rango ed è questo che probabilmente che ha dato loro questo scanno di inarrivabili.
Osservandoli solo nell’uso della voce le differenze sono tante.
Innanzi tutto il registro: Crosby è un baritono perfetto mentre Sinatra è un tenore che ha voluto abbassare il registro con l’aiuto del fumo e dell’alcool diventando così un baritono alto, alla Mozart, se non si offende nessuno…
Probabilmente Sinatra volle rinunciare alla sua voce giovanile perché la canzone commerciale privilegiava i baritoni, come appunto Crosby.
Bing è stato l’inventore del ‘crooning’ ovvero ha stabilito le regole per usare il microfono, questo aggeggio che fece parecchie vittime ad esempio Al Jolson e tutti coloro che non riuscirono ad adeguarsi al nuovo mezzo.
Per intenderci fu un passaggio simile a quello dal film muto al sonoro e dire che proprio Al Jolson aveva fatto il primo film sonoro ‘The Jazz Singer’.
Crosby capì per primo che il microfono voleva un cantare ‘intimo’ (croon) quasi come se si cantasse per una persona sola. Ed ancora, questo ridimensionare la risonanza corporea si adattava meglio alle liriche che parlavano di esperienze quotidiane e non dei grandiosi drammi della lirica.
Restava però in Crosby una sorta di distacco dalle liriche che cantava, quasi come se il tutto fosse riconducibile ad un gioco, a meno di che non si parlasse di un Natale di pace (White Christmas), la sua interpretazione che tutto il mondo conosce.
Sinatra è un italiano: crede in tutto quello che dice e canta, persino ‘nella vecchia fattoria’ (ol’ mac donald) viene resa con feroce puntiglio ed uno swing impareggiabile.
E’ facile anche dire che Crosby tende al gospel bianco, mentre Sinatra è il ritratto del blues upper class: ‘Blues In The Night’,
‘One For My Baby’, ‘Angel Eyes’ e così via.
Che cosa ha aggiunto Sinatra ad un’arte così piena come quella di Crosby?
Abbiamo già detto del suo immedesimarsi nel soggetto della canzone, Crosby in realtà affronta qualsiasi cosa mentre Sinatra è selettivo: vuole che la canzone sia perfetta per il suo modo di cantare e sentire. Poi, aggiunge anche una certa durezza se l’espressività lo vuole, senza mai dimenticare una suprema eleganza.
Crosby vinse l’oscar recitando la parte di un prete, mentre Sinatra vinse l’oscar recitando la parte di un piccolo italiano che preferisce morire invece di arrendersi ad un prepotente.
Il primo è un messaggero di buona volontà, l’altro esprime il diritto alla vita delle minoranze, a partire dall’innamorato respinto.
Insieme, sembrano lasciare veramente poco spazio ad una nuova visione del ’crooning’, ma nel campo dell’interpretazione non è mai detta l’ultima parola.
Un’ ultima analisi riguarda le loro composizioni, poche, perché ambedue sono stati subissati da proposte di compositori da ogni parte del mondo. ‘Ghost A Chance’ di Crosby e ‘I’m A Fool To Want You’ di Sinatra si somigliano nella tematica, ma , di nuovo, la scena di quest’ultimo e più dura, più drammatica.