Bobby McFerrin & Kurt Elling
Nella storia spesso si incontrano delle personalità, opposte per formazione ed intenzioni artistiche, che sommate riassumono il momento storico.
Pensiamo al trombettista e cantante Louis Armstrong ed al trombettista e pianista Bix Beiderbecke: “West End Blues”, “Heebie Jeebies”, “Singin’ The Blues” e “In A Mist”… ed ecco la sintesi del jazz alla fine degli anni venti, che introduce lo swing ovvero il jazz classico.
Alcune volte queste personalità hanno costituito delle coppie irripetibili nel tempo, ma imitatissime: Stephane Grappelli e Django, Benny Goodman e Lionel Hampton ect.
Bobby McFerrin e Kurt Elling sono una di queste coppie ed inducono ad interessanti riflessioni.
Innanzi tutto, l’evoluzione sociologica: di solito era il bianco intriso di musica classica europea ed il nero era un talento naturale, formatosi ‘on the road’.
Invece in questo caso è l’opposto: il nero McFerrin è figlio di due cantanti lirici ed è diplomato in pianoforte, mentre il bianco, e di chiare origini scandinave, Elling è di formazione privata.McFerrin è cresciuto ad Hollywood, dove i genitori doppiavano chiunque, nel cinema, dovesse cantare lirica. Ad esempio, Sidney Pointier nella versione cinematografica di “Porgy and Bess”.
Elling, invece, è il classico intellettuale di San Francisco come Mark Murphy, il suo mentore.E questo porta alla loro più importante differenza: la parola.
McFerrin detesta le parole… vuole essere considerato uno strumento… un violino, un flauto, un contrabbasso… qualsiasi strumento, non ha importanza: li può imitare tutti… il nostro, non contento di avere due genitori cantanti ed insegnanti lirici, ha sposato una insegnante di canto e la moglie si è divertita a confessare: “Bobby non ricorda un solo testo di una canzone, ma può rifare alla perfezione qualsiasi cosa: dal canto degli uccelli al cigolio della porta, da Haendel a Charlie Parker …”
Kurt Elling, per contro, esalta la parola. Una sua invidiabile intuizione è stata l’avere “incollato” una poesia di Rainer Maria Rilke ad un assolo sul blues del sax alto Paul Desmond.E già difficile mettere parole ad un assolo, Jon Hendricks è il maestro in questo, ancora più difficile musicare una poesia di un grande… Elling ha fatto un miracolo: ha preso due cose preesistenti e compiute e le ha fuse. Anche se è stato aiutato dalla natura prosastica delle parole di Rilke, l’operazione sembra un capolavoro. Ma è una cosa ripetibile?
Resta comunque il fatto che Elling scrive testi su grandi brani strumentali e liriche per le sue canzoni, mentre McFerrin elimina le parole anche dove esistono.
Ad esempio, in “Round Midnight”, McFerrin non vuole gareggiare con Jackie Paris, il primo a cantarla, ma con la tromba di Miles Davis…
McFerrin ha cercato di sfuggire al suo destino di cantante: voleva fare il pianista. Ma in un determinato momento ha capito che come pianista era l’ennesimo epigono di Keith Jarrett, mentre come ‘vocalist’ era unico. Da sottolineare che più che un cantante, che sottintende dei testi, il nostro è proprio uno specialista della voce.
Chi vuole sentire McFerrin strumentista, deve cercare un bootleg tedesco dove dovrebbe suonare tutto ciò che si sente.
Forse è anche interessante notare che McFerrin è credente e questo gli apre le porte del circuito classico. Elling è agnostico: dovrà accontentarsi dei circuiti jazz..
Kurt Elling vince regolarmente i referendum come migliore cantante jazz del mondo. Elling viene da Mark Murphy, non fa nulla che Murphy non abbia fatto o tentato, ma forse il momento storico è quello giusto.