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Discutiamo
di cantanti
Il profilo di alcuni cantanti jazz o avvicinabili al jazz
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Mose Allison & Ben Sidran
C’è un titolo di Mose Allison che, anni fa, fu una vera e propria rivelazione: “Middle Class White Boy”. Sembrerà strano ma, all’epoca, era insolito che un bianco non volesse imitare i neri, ma si presentasse per quello che era e con il suo desiderio di esprimersi.
Allison aveva suonato il pianoforte anche con alcuni dei più grandi musicisti jazz, come il sassofonista Stan Getz, ma poi ironizzava sulle sue capacità pianistiche.
In realtà ironizzava su tutte le sue capacità: “Amo moltissimo cantare suonando il pianoforte, ma non per questo mi si deve obbligare ad ascoltare le mie registrazioni.”
Pochi artisti hanno il narcisismo e l’egocentrismo necessari per ascoltarsi registrati con piacere. Di solito, si notano le differenze fra il suono prodotto e quello registrato e si pensa che si poteva fare di più e meglio.
All’epoca, anni ’50, Allison risuonava originalissimo perché il suo repertorio lo collocava fra i cantanti-pianisti blues, ma lui eseguiva questo repertorio con il timbro timido e sognante del bravo ragazzo bianco della sinistra americana. Quasi un Nat King Cole bianco e campagnolo (country), ma senza la voce seducente del crooner e questo giocava come un vantaggio per un bianco. Possiamo persino parlare di un precursore di Bob Dylan, ma con un forte componente jazz.
Le sue composizioni e le sue esecuzioni ebbero un grande impatto sul movimento blues britannico, da cui uscirono i grandi gruppi rock degli anni ’60. Gli stessi Beatles e Rolling Stones affermarono di conoscere le sue canzoni e Van Morrison ne ha inciso una diecina.
Ben Sidran si è affermato quasi trenta anni dopo Allison, ma riporta parecchie somiglianze.
Anche Sidran non vuole cantare impostato, ma in maniera colloquiale e lancia il pianoforte con notevole swing. Sidran è anche produttore e compositore ma, nato come scrittore, può sicuramente scrivere delle liriche di livello superiore come, ad esempio, ha fatto per “Ask Me Now” di Thelonious Monk che è stata ripresa dal grande Mark Murphy. E va ricordata anche “Blue Daniel” di Frank Rosolino.
Sidran ha spesso collaborato con il vibrafonista Mike Mainieri e con i musicisti del giro degli Steps Ahead. E comunque elenca in ogni incisione alcuni dei più grandi musicisti jazz: Phil Woods, Blue Mitchell, i fratelli Brecker, Richard Davis, Marcus Miller, Steve Gadd, Joe Henderson, Tom Harrell, Peter Erskine, Eddie Gomez, Steve Kahn, Tony Williams.
La formula di Sidran è chiara: alcuni standards strumentali a cui lui sovrappone le sue liriche eccellenti, alcune sue composizioni di buono livello e qualche standard completo di parole che lui ricicla in maniera originale, spesso espandendo il testo con versi suoi o con un blues ‘parlato’ (talkin’ blues) pieno di intuizioni.
Il tutto eseguito perfettamente grazie al valore assoluto dei suoi compagni, ma anche lo stesso Sidran è un buon pianista. Il nostro ha nelle mani sicuramente la tradizione dei cantanti-pianisti a cavallo fra il blues ed il bebop, come appunto Mose Allison.
Di Allison, Sidran ha inciso “Big Brother”, “City Home” e “I’m Not Talkin’”. Quest’ultimo uno spassoso rifiuto di dire la propria su qualsiasi argomento: “… tanto non serve a niente ed aumenta la confusione in cui viviamo”.
Allison ha ottanta anni e prosegue la sua attività, ma Ben Sidran può essere considerato il suo continuatore.
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