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   Johnny Lytle ed altri dispersi Riduci



Johnny Lytle è il classico ‘eroe locale’, cioè qualcuno che, non avendo viaggiato o suonato accanto a musicisti celebri, ha una risonanza solo nella città in cui risiede e, magari, nello stato relativo.


Lytle è stato batterista con Ray Charles poi è diventato un vibrafonista influenzato da Milt Jackson, ma con un suono più aggressivo ed un fraseggio proprio intriso di blues e gospel.

Non è un caso che abbia inciso con Bobby Timmons, autore di ‘Moanin’, pianista di Art Blakey e di Cannonball Adderley.
Lytle fa parte di questi musicisti neri che fanno uno swing corposo ed amano la melodia, per i quali si parla di soul, funk, eccetera.
In Gran Bretagna, Johnny Lytle viene considerato un precursore di Roy Ayers, grazie ad alcune incisioni perfette per ballare.

Fred Raulston è partito con una musica libera senza swing, piena d’influenze sia della musica colta europea che dei raga indiani, ma ha sfiorato la risonanza internazionale con delle incisioni di ‘Straight jazz’ insieme a Chet Baker e la cantante Marta Burks.
Raulston ha un approccio allo strumento che può ricordare sia Gary Burton che Mike Mainieri.

Jon Nagourney, nato fisarmonicista, è passato al vibrafono sotto la guida di Charlie Shoemake. A ciò, ha aggiunto la trascrizione di 350 (trecentocinquanta!) assoli del pianista Hank Jones, fratello di Elvin e di Thad. Non è difficile capire come suona,
Nagourney usa le Albright Mallets che praticamente nessuno ha visto fuori dalla California. Le sue incisioni con Kenny Barron o Cedar Walton sono ottime.

Un altro ottimo vibrafonista californiano è Steve Hobbs, un burtoniano convinto. I suoi dischi sono piacevoli, anche perché i suoi partner sono di primo rango.

Jim Cooper è di Chicago ovvero di quella che lui definisce “una città tosta”. E pertanto il suo jazz è l’hard bop perfettamente eseguito. Il suo suono sta a mezzo fra Milt Jackson e Bobby Hutcherson.
Le incisioni che circolano, riportano anche la presenza del sassofonista e trombettista Ira Sullivan che è una autentica leggenda dell’underground jazz.

Volendo parlare di ‘dispersi’, ovvero di ottimi vibrafonisti che non hanno raggiunto una fama internazionale, la lista non finirebbe mai.
Chiudiamo con Ted Piltzecker ed Arthur Lipner.
Il primo è uno dei tanti che si è fatto le ossa con il quintetto di George Shearing. Piltzecker ricorda Mainieri come progettista ed anche come suono. Un po’ curiosamente perché la sua tecnica sembra più legata a quella di Burton.
Ottimo musicista, è considerato un grande insegnante. Le sue incisioni sono rare, ma tutte hanno raccolto felici recensioni.

Arthur Lipner sembrava lanciato ad una più vasta popolarità.
Ma è rimasto ai margini del grande palcoscenico, anche se la sua preparazione è sicuramente di primo rango.
Lipner usa anche la marimba e gli steel drums e mostra un amore profondo per la musica dei Caraibi.